Mauro Pelosi (1977)



La bottiglia

Cosa è rimasto nel mio bel giardino incantato,
dove passavo il tempo a nascondermi,
tra le camelie rosa e i sogni sempre gli stessi,
sul ramo della quercia non c’è più la mia altalena
e non corro a ripararmi quando piove su in solaio
e non ho mai avuto una stanza mia, figurati un giardino e poi incantato,
quanti film ho visto
Forse ho inventato anche la voglia che ho di te,
come invento ogni giorno l’espressione che ho sulla faccia
e non so più se con gli occhi riesco ad entrarti dentro,
non so più chi sono ma ti faccio ugualmente un regalo, usalo bene!
Ti regalerò una bottiglia, una bottiglia vuota,
perché non ho mai avuto un giardino incantato
Poi l’autunno con i suoi colori sfumati,
riempiva l’aria e i miei pensieri d’avventure,
giorno dopo giorno contavo le foglie su una panchina,
dentro casa un camino asciugava i miei vestiti
e Chopin al piano suonava per la sua bella Varsavia
Forse ho inventato anche la voglia che ho di te,
come invento ogni giorno l’espressione che ho sulla faccia
e non so più se con gli occhi riesco ad entrarti dentro,
non so più chi sono ma ti faccio ugualmente un regalo, usalo bene!
Ti regalerò una bottiglia, una bottiglia vuota,
perché c’è chi ha detto che anche la luna è tua
Ti regalerò una bottiglia, una bottiglia vuota
e non venirmi a dire che non è un regalo intelligente
Ti regalerò una bottiglia, una bottiglia vuota,
perché non ho mai avuto un giardino incantato


Luna - Park *

Suoni colorati al Luna-park solo per me
e la ruota gira, gira, va su e giù,
con un palloncino rosso ben legato a un dito, quanti anni ho!
C’è una donna che sorride qui accanto a me,
è mia madre, no, è mia moglie, no, è la cassiera del bar:
“una caramella, per favore, all’arancio, voglio quella lì, la voglio tutta per me”.
Poi di corsa sul cavallo a dondolo, mi sento un eroe, mi sento Superman,
non voglio più andare via, qui sto bene, non c’è la mia maestra,
non c’è il mio capoufficio
Poi, di colpo, il mio palloncino rosso vola su
piango tra la gente che mi guarda e ride chissà perché,
forse per i calzoncini corti che da anni non mettevo più o chissà mai perché!
Piano, piano ogni luce muore al mio Luna - park,
solo tra i carrozzoni vuoti ho paura lasciatemi stare,
se adesso torno a casa, certo, mia moglie mi sgriderà,
io non voglio andar via
Poi di corsa sul cavallo a dondolo mi sento un eroe,
mi sento Superman, quanta gente, quante facce che conosco
mi girano intorno, ci sono anche le suore, il direttore
del riformatorio, il mio caporale, c’è, persino il mio psichiatra,
mia nonna e il guardiano notturno che mi caccia via


Ho trovato un posto per te

Ho trovato un posto per te dove non si paga affitto,
dove gli specchi non potranno dirti niente
ed un senso strano di allegria, tra le tue pareti di lillà
No, non è in campagna però potrai sentire il rumore
dei fiori che sbocciano all’alba per svegliarti
e potrai capire tutto di te, senza più l’angoscia di sognare
No, non è una grande città ma nei negozi i vestiti
non costano niente e ti van tutti bene,
come quando mi dicevi “sai, vorrei esser bella ma non so”
No, non è al mare però ti giuro vedrai le onde
corrersi incontro tra i riflessi della sera,
passerai la notte a contemplar le ombre, il cielo e forse ancor più in là
Perché ora piangi lo so, hai paura del gran botto,
che ti aprirà un buco in testa
Ho trovato un posto per te…..


Una lecca - lecca d’oro

Me ne andavo a spasso, canticchiando con la mia lecca-lecca d’oro,
tra i lampioni stanchi di illuminare la stessa scena,
quanti anni ho vissuto aspettando la mia lecca-lecca d’oro,
da bambino pagavo i sorrisi che mi vendevano gli adulti
Oggi finalmente anch’io posso dire di avere la mia lecca-lecca d’oro,
scintillante più del sole, più dei sogni in primavera,
la mia lecca-lecca d’oro,
mi han tolto gli occhi, tagliato le mani, ma dovevo dare in cambio qualcosa
per la mia lecca-lecca d’oro,
la sola cosa che mi dispiace è che non riesco più ad amare,
ma ho la mia lecca-lecca d’oro
E mi sarei messo a ballare da solo in mezzo alla strada,
tra i fiori cresciuti in mezzo alla strada e addosso alla gente,
certe volte quando sono allegro incomincio ad aver paura,
rivedo la faccia smarrita che avevo ogni sera davanti a mio padre
Oggi finalmente anch’io posso dire di avere la mia lecca-lecca d’oro
Scintillante più del sole, più dei sogni in primavera,
la mia lecca-lecca d’oro,
mi han tolto gli occhi tagliato le mani ma dovevo dare in cambio qualcosa,
per la mia lecca-lecca d’oro,
la sola cosa che mi dispiace è che non riesco più ad amare,
ma ho la mia lecca-lecca d’oro


Alle 4 di mattina

Con la faccia strana e una borsa piena zeppa di sorrisi e speranze al plastico,
se ne andavano abbracciati per le vie della mia città
Di loro c’è chi ha detto che erano due animali
chiusi in una gabbia con le sbarre di platino,
li vedevano ogni tanto seduti su una panchina vicino al bar
Per fare una bomba oltre al detonatore, la sveglia, l’esplosivo, ci vuole amore,
e in quella borsa ne avevano messo davvero tanto
Alle 4 di mattina, come un fuoco d’artificio, saltò in aria in mille pezzi
dentro ogni casa, dentro ogni testa , la paura di vivere
Tutti per le strade, non riuscivano a capire, sembravano impazziti,
cominciarono a toccarsi, si annusarono persino,
come non si fossero mai visti
Forse era solo il sogno di due adolescenti o forse tutto quanto era vero,
li cercavano ovunque chissà perché
Forse quella notte era esplosa solamente la macchina di un fascista,
beh! Meglio che niente
e poi di fantasia io, ne ho avuta sempre tanta
Alle 4 di mattina, come un fuoco d’artificio, salto in aria in mille pezzi,
dentro ogni casa, dentro ogni testa, la paura di vivere
Tutti per le strade, non riuscivano a capire, sembravano impazziti,
cominciarono a toccarsi, si annusarono persino,
come non si fossero mai visti


Claudio e Francesco

La prima volta che ti ho incontrato avevi gli occhi come i miei,
che strana impressione
Da quanto tempo io ti sognavo, ma non volevo ammetterlo
avevo troppa paura
La prima volta che ti ho toccato mi sarei messo a correre,
quante parole sceme
E ballando abbracciati così fino all’alba,
tra gli sguardi che sporcano e non vanno più via,
sono stanco di essere schiacciato
E sognando così come due amanti normali
che han voglia di andarsene senza voltarsi,
fino a quando dovremo nasconderci,
fino a quando dovremo nasconderci
Poi a volte, sai come succede e abbiamo portato Freud
dallo sfascia - carrozze,
adesso viviamo insieme
E son molte le cose che non ho capito, tra la gente è difficile
anche prendersi per mano
E ballando abbracciati così fino all’alba,
tra gli sguardi che sporcano e non vanno più via,
sono stanco di essere schiacciato
E sognando così, come due amanti normali
che han voglia di andarsene senza voltarsi,
fino a quando dovremo nasconderci,
fino a quando dovremo nasconderci.


Ho fatto la cacca

Ho fatto la cacca sul mio pianoforte, sembrava un accordo e sui dischi,
anche quelli di jazz e di musica classica, sul teatro i quadri,
sulla mia chitarra americana, sui libri , le poesie, ho fatto la cacca sulla creatività
degli specializzati, artisti alla faccia di chi non si è mai potuto esprimersi,
l’ho fatta anche su un albero di natale e poi proprio lì sul televisore,
c ’ho impiastricciato la radio, i giornali, le foto di famiglia e le lenzuola
del mio letto matrimoniale, ho fatto la cacca sulle parole,
insomma l’ho fatta proprio dappertutto, il gabinetto in fin dei conti mi sembra il posto
meno adatto e poi per essere obiettivo, m’è costata fatica, mi son cacato addosso.
Queste parole costano 5 mila lire circa e dietro queste note c’è la mia sensibilità
e lo sfruttamento di mezzo mondo……mi ricordo una mattina
camminavo………Compagni miei, dal ’68 ad oggi, quante paia di blue-jeans c ’ hanno venduto.
Voglio essere un cane, di quelli che fanno l’amore in mezzo alla strada,
tra la faccia schifata dei passanti, circondato da bambini liberi e da altri
cani come me e tutti insieme, tutti quanti insieme, andare in giro a mordere.


testo e musica: Mauro Pelosi
arrangiamento: Pinuccio Pirazzoli
Chitarra acustica: Claudio Bazzari - Mauro Pelosi – Pinuccio Pirazzoli
Batteria e Percussioni: Mauro Paoluzzi – George Aghedo
Chitarra elettrica: Ricki Belloni – Bambi Fossati
Pianoforte: Alberto Mompelio
Basso: Pinuccio Pirazzoli
Arp ed effetti speciali: Pinuccio Pirazzoli – Mauro Pelosi
Violino solista: Lucio Fabbri (per Una lecca-lecca d'oro)
Armonica: Edoardo Bennato (per L’investimento)
Tecnici del suono: Pino Ciancioso – Nino Iorio
*Luna-park: testo: Mauro Pelosi - musica: Pinuccio Pirazzoli

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